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Lunedì, 27 Novembre 2017 11:01

I segreti di Ornavasso, un paese magico

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di Francesco Teruggi. Un luogo denso di spiritualità e di energia, con alcuni segreti forse mai svelati: un santuario ottogonale, una Madonna a seno nudo, il Graal

 

Tutti conosciamo le magnifiche piramidi d'Egitto, i circoli di pietre inglesi, le città misteriose dell'Anatolia e le grandi cattedrali di Francia, ma può capitare di scoprire che luoghi altrettanto densi di spiritualità e di energia si trovino proprio fuori dall'uscio di casa nostra.
C'è un paese, ai piedi delle montagne occidentali dell'antico Ducato di Milano, proprio all'imbocco dell'Ossola, che fu teatro di una storia misteriosa e sconosciuta, la vicenda incredibile di un grandioso Santuario come mai se ne erano visti in quelle valli, costruito nel XVII secolo intorno all’immagine sconveniente, eretica e prodigiosa, di una Madonna che allatta a seno scoperto, come un'antica dea celtica.

Svizzera. La valle del Goms (alto Vallese)

Discendenti Sassoni
Ornavasso era la propaggine meridionale del piccolo mondo dei Walser (contrazione del tedesco Walliser, cioè vallesano), genti robuste - forse gli ultimi discendenti dei Sassoni che nel VIII secolo erano migrati verso l'Europa centro-meridionale - stanziate nel cuore delle Alpi Svizzere, tra il Gottardo e l'Oberland Bernese, spinte a colonizzare forzatamente gli alpeggi alle quote più alte e inospitali delle montagne intorno al Monterosa, laddove si credeva che riuscissero a sopravvivere solo demoni e animali mostruosi.
Così, agli albori dell'anno Mille, proprio quando sembrava avvicinarsi la temuta Fine del Mondo annunciata dall'Apocalisse, mentre fiorivano racconti popolari e il millenarismo dilagava tra superstizioni profezie e dottrine escatologiche, quelle povere famiglie, con le loro tradizioni forse alto-alemanniche, erano giunte nella Valle del Goms (foto sopra), percorrendo i passi lasciati liberi dalle nevi che li avevano ricoperti nei secoli precedenti. Poi si erano diffuse verso sud-est tra il XIII e il XV secolo, quando piccoli gruppi avevano cominciato a staccarsi dalle colonie madri alla ricerca di nuovi pascoli e nuove terre coltivabili.

Le leggende sul "piccolo popolo"

La casa dei folletti.

Alla fine del Quattrocento si contavano ben quaranta insediamenti walser sparsi tutto intorno al Monte Rosa. Una di queste era, appunto Ornavasso, dove i Walser avevano portato tutta la loro ricchezza culturale, tramandata oralmente nelle sere d'inverno intorno al fuoco nella stube: piccoli e grandi misteri, animali mitologici; ombre e rumori e soprattutto le leggende sul “piccolo popolo”, i Twerg, Tegi, Zwergi che vivono nelle montagne; i wilde Männlein, i selvaggi abitanti dei boschi; i Nachtvolk, il popolo della notte; il terribile Basilisco che striscia tra le erbe alte e si nasconde negli anfratti; spiriti e fiammelle che si manifestano nella notte; orde di streghe che si riuniscono nelle valli più appartate; la processione dei morti - comune anche a molte località di pianura - che giungeva dalle cime innevate ad accogliere i nuovi morti per accompagnarli nell'oltretomba tra litanie e stridore di catene, quando passava negli alpeggi; il mito della Verlorene Thal, la “valle perduta” del Lys, in cui si racconta sorgesse la leggendaria colonia di Félik, inghiottita per punizione dalle nevi con tutte le sue ricchezze dopo che i suoi abitanti avevano rifiutato di accogliere e rifocillare un vecchio barbuto e cencioso, sotto le cui mentite spoglie si celava l'Ebreo Errante.

Una casa e un santuario ottagonale

Ornavasso

Ornavasso, vista dall'alto.

È in questo magico paese che, nel 1659, si ritira un figlio cadetto della nobile e potente famiglia milanese dei Visconti di Modrone. In soli cinque anni, fa erigere sui terreni acquistati sopra l'abitato la sua dimora privata, un curioso edificio di forma ottagonale, dove immediatamente si insedia. Sarà l'inizio di una vicenda incredibile e misteriosa.
Negli anni seguenti, a una manciata di metri dai suoi possedimenti, una semplice cappella mariana spersa tra le balze boscose diventerà il fulcro e l'altare maggiore di un immenso santuario, anch'esso di forma ottagonale, la cui cupola raggiunge i 27 metri di altezza e si regge soltanto su otto grandi colonne di pietra. Opera poco nota di uno dei massimi architetti milanesi del tempo, Attilio Arrigoni, allievo del celeberrimo Francesco Maria Richini, è un capolavoro del più austero Barocco alpino, un monumento di inattesa perfezione.

Il Santuario di Ornavasso, a forma ottagonale.

In esso sembrarono realizzarsi, con la massima precisione, i principi della più rigida Controriforma, gli stessi emersi dal Concilio di Trento e ampiamente trattati da San Carlo Borromeo. Invece fu segretamente concepito, realizzato e costruito come una vera e propria cattedrale d'altri tempi, al pari di Chartres, Stephansdom a Vienna o Notre Dame a Parigi, grazie all'intervento silenzioso e quasi invisibile di esperti magistri, costruttori di cattedrali e alla volontà di quell'enigmatico cavaliere-abate.
Il complesso avrebbe dovuto comprendere tre diversi edifici: il grande santuario e, a non molta distanza, due ottagoni più piccoli concepiti come un immane volano capace di risvegliare e convogliare le immani energie celate nel sottosuolo.

Simboli nascosti di una sapienza antica
Le proporzioni dell'edificio più grande, mai terminato e mai veramente consacrato, manifestano la presenza in ogni particolare del numero aureo. Il suo impianto suggerisce la volontà di realizzare un'enorme rotonda che, però, non fu mai portata a termine.

La statua della Maddalena un tempo reggeva il Graal.

La sua posizione e le sue direzioni, apparentemente casuali, nascondono inaspettati, coerenti e potenti allineamenti con i fenomeni astronomici, astrologici e tellurici locali. Sotto di esso, nelle viscere della terra, dormono immani correnti energetiche capaci di prodigi, guarigioni impossibili e perfino di permettere il ritorno in vita dei bambini che nascevano già morti.
Altrettanto nei dipinti, nelle cornici affrescate, nelle tarsie, negli stucchi, così perfettamente aderenti ai dogmi, alla tradizione e all'ortodossia, occhieggiano i simboli nascosti e i glifi occulti di una sapienza antica e potente, di quel Graal che una statua sull'altare un tempo reggeva nella destra.
La morte dell'abate, i giochi di potere e uno sfortunato cedimento strutturale impedirono all'edificio di giungere alla sua forma definitiva. I successori del nobiluomo, cercarono comunque di portare a termine il progetto: la terza costruzione, sempre basata sulla stessa geometria a otto lati, vide presto la luce per desiderio della più potente confraternita del paese, ma intanto la prima, la dimora del prelato, lasciata all'incuria dei suoi eredi, veniva progressivamente abbandonata e smantellata.

Un progetto mai finito nella sua compiutezza
Oggi, al suo interno, la “Guardia” continua a custodire i preziosi indizi, nascosti e sfacciatamente in vista, di quella storia incredibile fatta di intrighi e di dominio, di sapienze ermetiche e di scienze perfette, di alchimia e di riti antichi, la vera epopea di un progetto impossibile: la storia leggendaria della Cattedrale dei Walser, l'immensa “macchina spirituale” capolavoro dell'ignoto abate-cavaliere-alchimista, che in esso aveva profuso tutta la propria conoscenza e i propri legami di sangue e di potere; un progetto immane, mai eguagliato neppure, più di un secolo dopo, dalla celebre Rennes Le Chateau.

Per saperne di più
La vera storia di Ornavasso è stata minuziosamente riscoperta e ricostruita dall'autore di questo servizio. Vedi: www.francescoteruggi.com


 

 

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Francesco Teruggi

Scrittore e giornalista pubblicista. Direttore delle collane "Malachite" e "Topazio" presso Giuliano Ladolfi Editore. Autore del saggio divulgativo "Il Graal e La Dea" (2012), del travel book "Deen Thaang - Il viaggiatore" (2014), co-autore del saggio "Mai Vivi Mai Morti" (2015), autore del saggio "La Testa e la Spada. Studi sull'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni" (2017), co-autore del saggio storico "Il Filo del Cielo" (2019) pubblicato in edizione italiana e in edizione francese. Presidente dell'Associazione Culturale TRIASUNT. Responsabile Culturale S.O.G.IT. Verbania (Opera di Soccorso dell'Ordine di San Giovanni in Italia).

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