Il minuscolo edificio bianco si staglia a diverse centinaia di metri di altitudine, “quasi un’agnella dispersa dal gregge, alla porta dell’immensa Valgrande…”1, poco oltre l'alpeggio omonimo. La prima menzione certa risale al 1014 e ne fa senza dubbio uno degli alpeggi più antichi della provincia. Il carteggio, una pergamena rinvenuta nell'archivio benedettino di Arona, riporta la donazione di un'alpe dell'Ossola da parte di Marino fu Gaudenzio, a nome del monastero di San Vittore Del Corpo di Milano, a Landolfo, abate del monastero dei Santi Graciniano e Felino di Arona.
Il nome con cui è indicato dell'alpeggio è "Alupta" da cui, con buona probabilità, "Lüt", toponimo di etimologia per altro ancora molto incerta.
Qui, su una balza che guarda verso Sud Ovest, esisteva da tempo immemore una piccola edicola dedicata all'Annunciazione di Maria. A pochi passi c'è una fonte di acqua pura e fresca di montagna. Alla vigilia della Prima Guerra di Indipendenza, sembra che alcuni ragazzi dei dintorni,chiamati alle armi, si fossero fermati presso l'edicola prima di andare al fronte e avessero fatto voto di restaurarla qualora fossero tornati sani e salvi.
Così fu e ben presto diventò una mèta ambìta per i famigliari dei reduci, dei dispersi e di chi andava in guerra, che salivano fino all'alpeggio per invocare la protezione di quella Vergine. La benevolenza della Madonna in questo luogo è ancora oggi ben visibile nei numerosi ex-voto esposti nella parte destra del transetto della piccola chiesa.
Più tardi, nel 1896, quale richiesta di grazia per un militare di Premosello disperso durante la Guerra d'Africa e mai tornato a casa, i suoi congiunti fecero erigere un porticato davanti alla cappella. Poi, in varie fasi si susseguirono modifiche ed ampliamenti fino alle forme dell'edificio attuale.
La storia, come purtroppo spesso accade non ci ha lasciato altri elementi per ricostruire la vicenda e le caratteristiche uniche di questo luogo. Ma una semplice indagine radioestesica mostra come, anche in questo caso, l'edicola iniziale, mai spostata, sia stata ben posizionata su un incrocio adatto di vene d'acqua. Inoltre, modifiche e ampliamenti successivi non hanno alterato i percorsi delle vene e le loro caratteristiche. Perciò il santuario, o per essere più precisi l'edicola, è senza dubbio ancora oggi un "luogo alto" intatto.
Ma la vera peculiarità di questa balza boscosa, affacciata sulla media Val d'Ossola, si trova a qualche passo dalla cappella, verso l'alpeggio. È l'acqua, che sgorga nella fontanella dove è stata incanalata, recependo le particolari vibrazioni di quella terra: fresca, leggera e... confortante!
No, non mi riferisco alle proprietà digestive e calmanti per lo stomaco che talvolta spinge a manifestare apertamente a chi la beve. Piuttosto è digestiva nei confronti di questioni più alte. A certe condizioni, infatti, "lavora" su una specifica parte del corpo, aiutando a "mandar giù" le notizie brutte o improvvise e a far accettare quel che non si vuole accettare.
Del resto, quale nuova è più intollerabile di quella di un figlio chiamato alle armi o peggio disperso?
E chi, meglio di colei che accettò niente di meno che lo straordinario annuncio dell'Angelo, può portare la necessaria consolazione?
NOTE
BIBLIOGRAFIA
Aa.Vv., Dal santuario al territorio – Collana Studi cultura e ricerca – Museo del Paesaggio – Parco
Nazionale Val Grande
Adriano Bon, Guida d'Italia: natura ambiente paesaggio, Touring Club Italiano, 1991
Emilio Ragozza, Arie di casa nostra: un comune ossolano Premosello-Chiovenda nella sua storia e nei suoi personaggi, 1969
Carlo Morbio, Storia della città e diocesi di Novara, 1861