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La pietra vive - appunti per una conferenza
La roccia è viva.
La materia, come ci spiega anche la fisica quantistica, non è che energia che possiede una certa velocità. Nell'infinitamente piccolo, infatti, se riuscissimo a penetrare anche la più piccola particella che costituisce l'esistente, al suo interno non troveremmo che flussi di energia, "stringhe" vibranti che creano e mantengono la vita.
Solo la diversa velocità relativa, in fin dei conti, fa apparire più o meno solida ogni cosa che ci circonda.
La roccia, dunque, è movimento, in costante vibrazione, è viva, anche se siamo incapaci di percepirla.
Boca, Oropa... tantissimi sono i luoghi sacri costruiti intorno a pietre "di vita". La Gurva, Madonna del Piaggio di Villadossola, la parrocchiale di Crevoladossola ecc. sono sempre costruite “in saxum”, presso un masso. Dove ancora questi luoghi si sono conservati intatti, vediamo che c'era sempre un'immagine, quella della Vergine... della madre... che “ereditava” i poteri della roccia.
La terra è fatta di rocce...
Le streghe di Baceno erano evidentemente le ultime eredi di una tradizione ancestrale, di un certo modo di vedere l'esistente e di relazionarsi con esso. La pietra era il fulcro delle loro credenze. Si trovavano nella casa di una di loro o presso una roccia ancora visibile ai Piani della Rossa, sopra il Devero, ai piedi della montagna-dio Cervandone. È un sasso lungo e basso. Ci si mettevano nude schiena contro schiena e si cospargevano di un certo unguento scuro. Non sappiamo con certezza di quale sostanza si trattasse. Pare contenesse “aconito” e “belladonna”. Senza dubbio doveva essere simile a certi unguenti dalle proprietà allucinogene che ancora oggi si usano in Africa orientale e non solo, vere droghe che vengono assorbite attraverso la pelle.
In fondo a quella specie di tavola c'era poi un'altra roccia con un taglio in mezzo. Il “diavolo” usciva da lì. Dove c'é il Lago delle Streghe, poi, c'é un masso piatto con un scanalatura che fa da sorgente. Era un altare. Ci sono due date e due corrispondenti croci. Sono esorcismi ripetuti perché una volta sola evidentemente non era bastata.
A Monte Oliveto Maggiore c'è un famoso ciclo di dipinti delle vita di San Benedetto, realizzati dal Signoretti e dal Sodoma (fine 1400 - inizio 1500). Il numero 23, sul lato ovest è intitolato “Come Benedetto caccia lo nimico di sopra alla pietra”. Qui si vede bene il “demone” aggrappato alla pietra che, per questo, non può essere smossa. Il “demone” che "abita" la roccia non inveisce contro i monaci, ha più l'atteggiamento di chi vuol solo essere lasciato in pace.
L'Islam, soprattutto quello asiatico/yemenita, racconta che Allah non fece solo l'uomo ma anche altre razze di esseri invisibili dotati di grandi poteri. Li chiamavano Djinn, da cui genio. Pur invisibili, a volte aiutavano l'uomo, altre volte si prendevano gioco dei malcapitati. La tradizione mesopotamica sostiene che si potessero catturare attraverso speciali “trappole”, tazze, ciotole con disegni intricati sul fondo e poi farli uscire al momento opportuno, mercanteggiando favori in cambio della libertà.
La fiaba di Aladino e del "Genio della lampada" non è che la trasposizione romantica e sottilmente esoterica di quelle leggende.
I Djinn vivono nella roccia. In Giordania la vallata che porta all'ingresso nascosto della meravigliosa città di Petra passa proprio in mezzo a formazioni naturali e artificiali, che vengono chiamate “Dadi dei Djinn”. Pare fossero i guardiani posti a difesa della città rossa. Guai ad entrare senza aver prima chiesto il loro permesso! Ci sono anche a Gerusalemme, nella valle del Cedron, ai piedi della città santa...
La Bibbia, altrettanto, racconta continuamente che la pietra è viva e in quanto tale è fonte di vita, basti pensare a Mosè in mezzo al deserto, nell'episodio in cui, per dissetare il popolo di Israele in fuga, percuote una roccia e da essa, non da dietro o da sotto, ma dalla roccia stessa scaturisce acqua.
L'idea della roccia che vive è un archetipo diffuso in tutti i tempi e luoghi.
Gli aborigeni australiani da sempre raccontano che gli dei, svegliati dal sole, dopo aver percorso la terra e aver creato cantando ogni cosa, tornarono a dormire. Alcuni scesero nelle profondità rocciose della terra, altri si addormentarono dove si trovavano, trasformandosi in pietra. Così ancora oggi venerano Uluru, le Olgas e molte formazioni rocciose australiane in quanto dei, in attesa che si risveglino.
Ci sono rocce per il mal di schiena, per “volare” per tenere fuori gli invasori ecc. Insomma ogni roccia ha il suo scopo, la sua utilità. Ma non tutta la roccia. Sono sempre certi punti della roccia a regalare una certa possibilità. C'é sempre un punto “preferito”, adatto a ciascuna necessità.
Tutto è fatto della stessa energia, solo a velocità diverse. L'uomo è come la roccia e la roccia come l'uomo. Perciò, come l'uomo ha il cuore in un certo punto e il naso in un altro, anche la roccia ha le sue caratteristiche risonanti.
È la roccia, la pietra stessa che “dona” qualcosa. Non ha bisogno di segni per agire. Ciò che viene lasciato sulle rocce, inciso o dipinto, è dunque generalmente di uso “pratico”. Le coppelle sono senza dubbio recipienti. Se il dono della roccia deve essere assimilato come liquido, posso appoggiare nel punto giusto un contenitore. Oppure posso ricavare un contenitore in quel punto preciso, se osservo le stesse norme, gli stessi principi che la natura ha rispettato creando quella medesima pietra.
Certo, non tutte le rocce rappresentano una possibilità. Soltanto alcune venivano scelte. A volte si trovavano in zone impervie, mentre quelle più accessibili venivano scartate. Anche il luogo, la collocazione determina la qualità di ogni roccia...
Così, la vita della pietra, che è la vita stessa della terra, usata nel giusto modo, contribuisce alla vita di chi ne fa uso.
BIBLIOGRAFIA
Giambattista Beccaria, Le streghe di Baceno, in Domina et Madonna, 1997
Demetrio Iero e Adriana Pesante, Il sapere in esilio, 2000
Alberto De Giuli e Ausilio Priuli, Sentieri Antichi, 1997
Maria Gimbutas, Il linguaggio della Dea, 2008
Robert Graves, La dea bianca, 1992
Isaac Asimov, Il libro della fisica, 1984
Massimo Centini, Segni - Parole – Magia, ed. Mediterranee, 1997
Umar Sulaymān Ashqar, The World of the Jinn and Devils, Islamic Books, 1998
Irving Karchmar, Master Of The Jinn: A Sufi Novel, Bay Street Press, 2004
Preziose rovine equatoriali
Se a qualcuno capitasse per le mani la carta geografica Bertholet del 1639, noterebbe alcune curiose indicazioni, tra cui una più enigmatica di tutte: “Quelman”, poco sotto il Corno d'Africa, a poca distanza da Melinde. Di quest'ultima, oggi placida stazione balneare equatoriale, la storia è per lo più nota. Colonizzata dai mercanti omaniti almeno dal XIII secolo, divenne uno dei sultanati più potenti della costa orientale dell'Africa.
Trappola ossolana per demoni (1)
Ho potuto analizzare, insieme ad alcuni buoni amici, un reperto recentemente ritrovato in Ossola, una pietra scolpita, che ha rivelato un uso rituale molto interessante.
Ma comincerò a raccontarvene la storia partendo da molto lontano...
Nell'Africa orientale in cui ho a lungo vissuto, capitava che qualche locale mi consigliasse di non far arrabbiare questa o quella persona, perché teneva in casa, chiusi nei barattoli, intere orde di demoni e di genii che avrebbe potuto scatenarmi contro a piacimento. È quella che lungo la costa africana chiamano “uchawi”, la parte più oscura ed esoterica della religione, sia quella tribale che quella musulmana.